MASSI DELLA VECCHIA
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Luogo, dunque, descritto dalla pietra, dove la pietra stessa si fa mito. Qui, cercando i Massi della Vecchia (grandi formazioni calcarenitiche di epoca miocenica, singolarmente modellate dall’azione degli agenti atmosferici nel corso dei millenni), ci siamo ritrovati tra un’ingente quantità di banchi di roccia affiorante, quasi pezze di una corazza continua a protezione della terra che ancora ospita quegli olivi, ormai simulacri dell’arcaica saga. Ammaliati, abbiamo continuato ad insinuarci tra le piante secolari alla ricerca delle grandi pietre, che altre favole associano ad una vecchia striara2 e a Ercole, nei fondi tenenti e cisterna longa, e, dopo un breve percorso, ci siamo trovati di fronte dei massi la cui suggestiva imponenza ha chiarito le ragioni di tanto fantasticare.
Lu Lettu te la Vecchia (Il Letto della Vecchia), così è definito, un enorme blocco calcareo che poggia su un basamento di pietra omogenea altrettanto enorme e vagheggia la forma di un letto.
Lu Furticiddhu te la Vecchia (Il Volano del fuso della Vecchia), di dimensioni minori rispetto al precedente, ma assai più sorprendente, richiama la forma del volano nel fuso anticamente utilizzato per la filatura a mano delle fibre.
Di questo masso un’altra leggenda racconta, che scagliato senza sforzo da Ercole in tempi remoti, nella caduta si sia incardinato sul basamento in un equilibrio talmente perfetto che la semplice pressione del dito di un bambino sarebbe bastata a farlo oscillare.
Il Piede d’Ercole, altro grosso monolite a foggia di zampa d’animale che un’altra lettura definisce impronta del piede di Ercole.
1. Mitizzato come il Luogo delle Ninfe e dei Fanciulli, dove Nicandro di Colofone, II sec. aC, ambienta una delle sue Metamorfosi.
Nella terra dei Messapi, tra le Sacre rocce, un giorno le Ninfe Epimelidi si libravano in danze dalle soavi e sensuali movenze. I giovani Messapi, che in quel luogo pascolavano le loro greggi, ne furono conquistati ma, ignari di essere in presenza di creature divine, le sfidarono ritenendosi, con presunzione, superiori nella danza. Al termine del confronto, malgrado la inequivocabile superiorità delle ninfe, i pastori
reclamarono ingenuamente una vittoria che in ogni caso non sarebbe mai stata riconosciuta, la loro sorte era già stata segnata nel momento della sfida e le ninfe, con le loro maledizioni, li trasformarono in piante (olivi) che la disperazione dei giovani iniziò prontamente a contorcere.
Nell’insegnamento: non si sfidano gli dei.
2. Una striara (strega), che dimorava tra queste rocce, spesso si presentava a coloro che capitavano vicino e gli poneva un quesito, allettandoli con la ricompensa per la risposta giusta che consisteva in una gallina con sette pulcini d’oro. Purtroppo nessuno trovava la soluzione e la strega li trasformava in rocce che, il suo aiutante, un vecchio orco, distribuiva nei terreni tutt’intorno.
come si raggiunge
N 40° 06' 24" E 18° 23' 35"